Ferro Battuto

La lavorazione del ferro a Grazzano è già fiorente nella seconda metà I dell'Ottocento con la ditta Savi Giuseppe, fabbro tutto fare con laboratorio nel caseggiato posto di fronte alla portineria del castello.


Fu la lettura della pagina del Vangelo che racconta del tradimento dell'apostolo Pietro, a suggerire a mastro Cesare l'idea di forgiare il gallo di Grazzano: quello originale e' infatti alto 33 centimetri, gli anni di Gesù. Il gallo - certo il più celebre soggetto del ferro battuto piacentino - non piacque subito al Visconti che preferiva un'altra opera del Leonardi, la cicogna.
Di diverso parere erano però nobili e artisti ospiti di Grazzano; a far capitolare le convinzioni del duca Giuseppe fu la Regina d'Italia Elena di Savoia, che vedendo uno dei galli nel laboratorio di Cesare Leonardi ebbe ad esclamare "Pare proprio che canti".
Mi sembra ancor ieri - soleva raccontare il maestro Leonardi ormai canuto - quando la Regina Elena mi chiamò a Villa Savoia per disegnare la cancellata e il fronte dei balconi che furono poi realizzati a Grazzano, e che siano armoniosi come quelli di Grazzano Visconti, si raccomandava la Regina.

Sempre nella città d'arte di Grazzano Visconti continuano la tradizione del ferro battuto artistico con un mercato di nicchia le qualificate aziende di Mutti e Leonardi, Moruzzi e Cavanna, Boselli Luigi.
Con loro si rinnova l'affascinante rito dell'uomo che con la forza e il fuoco lavora e plasma il ferro per ricavarne oggetti artistici, sovente pezzi unici della creatività umana.